Introduzione

La Royal Dutch Shell e la multinazionale italiana del petrolio Eni sono attualmente sotto processo a Milano, Italia, con l’accusa di corruzione internazionale aggravata per il loro ruolo nell’acquisizione nel 2011 di un blocco petrolifero nigeriano da 1,1 miliardi di dollari conosciuto come OPL 245.

Il processo italiano, iniziato nel marzo 2018, è stato avviato dopo che The Corner House, Global Witness e Re:Common hanno chiesto che il procuratore di Milano indaghi sul ruolo delle aziende nell’affare OPL 245. Il processo è stato aperto nel marzo 2018.

Nessuna azienda grande come la Royal Dutch Shell è mai stata processata per reati di corruzione.

Sono sotto processo anche alcuni dirigenti di Eni e Shell, tra cui l’attuale CEO di Eni Claudio Descalzi, l’ex CEO di Eni Paolo Scaroni, il Chief Operations and Technology Officer di Eni Roberto Casula, l’ex Direttore Esecutivo di Upstream International Malcolm Brinded e due ex agenti dell’MI6 impiegati dalla Shell.

Sono inoltre incriminati alcuni intermediari coinvolti nell’operazione, insieme all’ex ministro del petrolio nigeriano Dan Etete.

In Nigeria, le filiali di Shell ed Eni sono state accusate di corruzione, frode e riciclaggio di denaro sporco. Sono state mosse accuse anche nei confronti di un ex procuratore generale.

Anche nei Paesi Bassi la Shell è sotto inchiesta sull’accordo. Anche le autorità statunitensi stanno indagando sul caso.

OPL 245 è uno dei più grandi giacimenti petroliferi in Africa ed è il fulcro dello sviluppo di nuovi giacimenti petroliferi offshore in Nigeria.

La licenza OPL 245 è stata coinvolta in accuse di corruzione dal 1998, quando Etete, l’allora ministro del petrolio nigeriano, ha assegnato il campo a Malabu Oil & Gas, una società in cui aveva un interesse.

Shell ed Eni hanno acquisito il blocco da Malabu nel 2011, usando il governo federale della Nigeria come intermediario.

Le e-mail interne alla Shell, trapelate alla stampa nel 2017, rivelano che gli alti dirigenti sapevano che il massiccio pagamento per il blocco petrolifero sarebbe andato a Etete – già condannato per riciclaggio di denaro sporco. Ne aveva speso una parte per un jet privato, auto blindate e fucili da caccia.

Le autorità italiane hanno congelato un totale di circa 195 milioni di dollari relativi all’accordo nel Regno Unito e in Svizzera.

Nel 2018, la Repubblica Federale della Nigeria (FRN) è riuscita a restituire alla Nigeria oltre 70 milioni di dollari di questi fondi congelati. Nelle sue memorie alla High Court in Inghilterra, il FRN ha definito l’accordo OPL 245 “corrotto” e “una cospirazione per ferire [la Nigeria]”.

 

Tutti gli imputati nei procedimenti italiano e nigeriano negano le accuse a loro carico.

A seguito dell’accusa, Shell ha dichiarato: “Siamo delusi dall’esito dell’udienza preliminare e dalla decisione di incriminare Shell e i suoi ex dipendenti. Crediamo che i giudici del processo concluderanno che non vi è alcuna causa contro Shell o i suoi ex dipendenti”.
Fonte: https://www.shell.com/media/news-and-media-releases/2017/shell-comments-on-decision-to-indict-the-company-over-opl-245-settlement.html

Eni afferma, in una dichiarazione sul proprio sito web in merito al caso, che il processo “darà la possibilità a Eni di difendere pienamente la propria posizione e di fornire piena prova della correttezza delle azioni intraprese rispetto all’operazione OPL 245”.
Fonte: https://www.eni.com/en_IT/media/focus-on/our-position-on-nigeria.page

In merito alle accuse contro l’Amministratore Delegato di Eni, Eni ha dichiarato: “Il Consiglio di Amministrazione di Eni ha riconfermato la propria fiducia nel fatto che la società non sia stata coinvolta in presunte attività di corruzione in relazione all’operazione. Il Consiglio di Amministrazione ha inoltre confermato la piena fiducia nel fatto che l’Amministratore Delegato Claudio Descalzi non sia coinvolto nella presunta condotta illecita e, più in generale, nel suo ruolo di responsabile della società. Eni esprime piena fiducia nel procedimento giudiziario e che il processo accerti e confermi la correttezza e l’integrità della sua condotta”.
Fonte: https://www.eni.com/en_IT/media/2017/12/eni-opl-245-board-of-directors-expresses-full-confidence-in-the-correctness-and-integrity-of-both-the-companys-and-chief-executives-actions

Dan Etete avrebbe negato qualsiasi coinvolgimento in Malabu Oil and Gas. In una dichiarazione a This Day, sono stato registrate queste sue parole: “In ogni caso, io Dan Etete, non sono né ora né sono mai stato direttore o azionista di Malabu Oil and Gas, e controlli storici o attuali presso la Commissione Affari Societari (CAC) da parte di chiunque apprezzi la verità possono confermarlo”.
Fonte: https://www.thisdaylive.com/index.php/2017/02/08/etete-government-did-not-invest-a-dime-in-malabu-oil/

L’ex procuratore generale Mohammed Adoke, accusato di riciclaggio di denaro sporco in Nigeria, ha detto: “Spero di mettermi a disposizione al momento opportuno per difendere l’accusa per quello che vale la sua importanza”. Ha anche sottolineato che non ha tratto beneficio dall’accordo, che, secondo lui, ha salvato il governo da una violazione della causa contrattuale in cui la Shell reclamava 2 miliardi di dollari. Ha chiamato le accuse “piani orchestrati per farmi screditare pubblicamente al fine di soddisfare i capricci di alcuni potenti interessi in cerca di vendetta”.
La dichiarazione completa di Mohammed Adoke è disponibile all’indirizzo http://thenationonlineng.net/malabu-will-come-defend-adoke/ Un’ulteriore dichiarazione di Adoke è disponibile all’indirizzo: https://www.today.ng/news/nigeria/agf-bello-adoke-writes-global-witness-denies-2-2-malabu-bribe-allegation-45383

Questo sito web è un archivio di documenti pubblicamente disponibili relativi al procedimento nei confronti della Royal Dutch Shell e dell’Eni a Milano, Italia, e in altre giurisdizioni per presunta corruzione internazionale nell’acquisizione del giacimento petrolifero OPL 245 in Nigeria.